Il diritto all'esperienza musicale in Italia, oggi, è un diritto negato. La Musica non è di fatto riconosciuta come uno dei fondamenti della vita culturale del Paese". Condivido pienamente questo appello, lanciato dai partecipanti al convegno "Sistema Musica: problemi e prospettive", che si è svolto a Fiesole a fine febbraio. A fronte di una situazione di eccezionale gravità, tutti coloro che hanno partecipato al convegno, hanno ritenuto fondamentale un'inedita iniziativa di mobilitazione collettiva del mondo musicale italiano e un confronto fra tutti i professionisti della musica e tutte le istituzioni politiche. In Italia, in un paese così ricco di cultura, ma certo non fra i meglio organizzati, l'educazione musicale latita. Non è una novità purtroppo. Di eccezioni per fortuna ce ne sono, la Scuola di Fiesole e poche altre. Ma il problema rimane comunque: la musica non è riconosciuta come uno dei fondamenti della vita culturale del nostro paese .In Venezuela invece, dove ho passato gli ultimi mesi a lavorare con l'Orchestra Giovanile Simon Bolivar, tutto ciò che qui manca è possibile. È una realtà, tangibile, non un'utopia, come a qualcuno potrebbe venire facile pensare. Il Venezuela è un paese considerato da molti Terzo Mondo, ma può vantare un sistema orchestrale, dal quale noi occidentali abbiamo soltanto da imparare, nel quale sono coinvolti qualcosa come 240 mila giovani! In Venezuela la musica ha una valenza sociale fortissima, che non ho riscontrato da nessun'altra parte, in nessun altro paese. Tutto questo è stato, ed è tuttora, possibile grazie al Maestro Antonio Abreu, che trent'anni fa ha dato vita a un sistema musicale che salva i giovani dalla strada, dalla criminalità, dalla droga, offre loro l'opportunità - gratuita - di farsi una cultura, il che, in ultima analisi, significa, farsi una vita. In Venezuela, grazie a Antonio Abreu, ci sono 100 orchestre giovanili, 90 orchestre infantili, soltanto a Caracas ne esistono una quindicina. La formazione parte dal basso, ci sono scuole di musica sparse per tutto il paese, scuole di ogni tipo, scuole anche per portatori di handicap (ho visto un incredibile concerto dei Mano Bianca, un gruppo di bambini sordomuti, che crea bellissime coreografie con le mani, seguendo la musica cantata da un coro! Commovente!), scuole dì liuteria, che insegnano un mestiere ai ragazzi strappati alla povertà dei quartieri di una città come Caracas, dove è molto facile inciampare nella criminalità, nei facili guadagni. Caracas è una città pericolosa, con tanta criminalità, una città piena di miseria, con enormi e visibilissimi contrasti fra ricchezza e povertà, un città dove purtroppo non si può nemmeno girare tranquillamente di sera. È proprio per questo motivo che, a mio avviso, il sistema socio-musicale dell'amico Antonio Abreu lo si può considerare ancora più forte. Nel mio periodo di permanenza a Caracas ho parlato con molti ragazzi e ragazze, non pochi dei quali abitano nei barrios (le baraccopoli di Caracas: sono tantissime, bisogna vederle per crederci), e mi hanno raccontato che grazie alla musica, loro, ora, sono in grado di vivere in condizioni sociali dignitose. E le due cose che mi hanno colpito maggiormente sono l'entusiasmo e l'energia che sprigionano: dicono di sentirsi fortunati. Potrei elencarvi tanti casi di ragazzi e ragazze, come il primo flauto, una ragazza che viene da una famiglia poverissima, ma che ora è diventata una brava musicista. Un'altra cosa ancora. Il solismo, il primeggiare sugli altri, sono concetti estranei a questi ragazzi: a loro interessa soprattutto suonare in orchestra insieme. Hanno un bellissimo approccio collettivo alla musica. Il sistema di Abreu, che esiste da trent'anni, è stato apprezzato e sostenuto da tutti i governi: tutti sono d'accordo con le idee di Abreu, perché sono idee giuste, indipendentemente dal pensiero politico. Il suo sistema è semplice e forse proprio per questo funzionale. Lo si può metaforicamente descrivere con l'immagine di una piramide: alla base troviamo le orchestre infantili, nel mezzo le orchestre giovanili, nella cuspide l'orchestra professionale Simon Bolivar (che prende il nome dal più grande sostenitore dell'unione fra gli stati dell'America Latina), da cui è "uscito" colui che potremmo considerare il simbolo di questo sistema musicale, Edicson Ruiz, che a soli diciannove anni, ora è primo contrabbasso dei Berliner Philharmoniker. Anche il giovane Gustavo Dudamel, che è il direttore stabile della Simon Bolivar, e che io apprezzo davvero molto, viene dalla scuola di Abreu: ora dirigerà anche i Berliner.Ho portato recentemente i giovani venezuelani per dei concerti anche a Cuba: l'orchestra per l'occasione si è allargata, coinvolgendo 44 giovani musicisti cubani. L'anno prossimo li porterò in tournée a Roma, a Parigi e in Spagna, ma già quest'anno la Simon Bolivar è stata invitata a Lucerna. Alcuni anni fa è venuta anche in Italia per dei concerti con il compianto Maestro Sinopoli: quasi nessuno allora si era interessato a sottolineare, a mettere in evidenza, la forza di questa orchestra e di questo sistema. Cinque anni fa ero già stato in Venezuela e avevo assistito ad una prova dell'Orchestra Giovanile Simon Bolivar: dopo quell'esperienza, li ho fatti invitare a Berlino e ho fatto avere loro il Patronato dei Berliner Philharmoniker. Ora, grazie a questa iniziativa, alcuni solisti dei Berliner ogni anno vanno a Caracas a insegnare ai giovani, ad applicare quel concetto di "zusammen musizieren" a me tanto caro. Desidero che si creino sempre più delle reti di scambio e di aiuto fra quei Paesi e l'Europa. Il sistema di Abreu, il quale, grazie al suo lavoro, riceverà un premio per la pace dall'Unicef, ha dimostrato e dimostra come la lotta alla povertà e al terrorismo parta proprio da qui.
 
(Claudio Abbado, dalle colonne di "Repubblica" del 14.3.2005)